Genealogia

Da poco ho iniziato ad occuparmi di genealogia. E’ una scienza molto interessante e specialmente è precisa. Difficilmente i risultati possono essere oggetto di interpretazioni, specie, se come me, si controllano le fonti originali. Alle volte però, specie quando i documenti latitano per varie ragioni, si è costretti ad utilizzare altri sistemi, ossia andare oltre alla fonte documentale-notarile e spostarsi su altri studi come quello del DNA.

Io ho proceduto in questo modo per la ricerca genealogica che riguarda la mia famiglia. Sono partito da mio padre e sono arrivato lontano lontano, agli albori del 1500, sebbene non tutti i documenti siano stati ancora trovati. La ricerca è molto lunga e si concluderà, forse, tra una decina d’anni.

Intanto posso dire che la mia linea paterna, di cui mi sono occupato, non è di origine italica ma verosimilmente anatolica. Il compianto Professor Romano un giorno mi chiese appunto se noi fossimo “di Bergamo” o di “Pergamo”, all’epoca non diedi molto peso alla cosa, ma ultimamente, specie dopo il test a cui mi sono sottoposto (YFull700 di FTDNA) ho cambiato drasticamente idea. La famiglia paternale è quindi di origine iraniana verosimilmente emigrata in Anatolia durante le guerre di Dario e il successivo espansionismo persiano. Qui hanno vissuto un lungo periodo vivendo varie ere: quella greca, quella ellenistica, quella romana ed infine quella bizantina. Probabilmente fu qui che tal Thomas de Pergamo, sposato con la nobile Isolta de Costa, riuscì ad aumentare il proprio prestigio sociale e a rifugiarsi a Chio, isola prospiciente la città di Pergamo.

In effetti il documento più antico in mio possesso è questo

Ganducio,Odoardo. Origine delle case antiche nobili di Genova. Manoscritto cart. del sec. XVII conservato presso la Biblioteca Civica Berio di Genova (collocazione: m.r.IX.2.24-25)

A Genova riescono a costruire un ingente fortuna e la famiglia è guidata dai fratelli Cosma e Giovanni. Il primo fonda il ramo cosiddetto “genovese” che riuscì ad assurgere al grado massimo, ossia quello di patrizio. Il secondo, fonda il ramo “veneto”, che non riuscì mai ad entrare nel patriziato veneziano, per altro ben bloccato dalla Serrata del Maggior Consiglio del 1297 e dalla seconda apertura del libro d’oro del post-guerra di Chioggia (1408). Però ebbe un suo percorso, sebbene lungo ed irto di ostacoli. Come disse Lopez, Genova era molto più accogliente rispetto a Venezia in termine di cittadinanza verso gli stranieri. Infatti Andrea de Bergamo, figlio di Giovanni, sposò Donna (Domina) Menega (Domenica) vicino Oderzo agli albori del 1500, e si fece ritrarre, sotto le mentite spoglie di Sant’Eustazio (Santo anatolico e patrono della vicina abbazia), ma non ebbe mai la cittadinanza. Ci voglie il figlio Marco ad iniziare la lunga discendenza.

Un dipinto attribuito a Francesco Pagani detto da Milano. A sinistra San Rocco prega il Gesù bambino che lo ascolta segnandolo. Al centro la Madonna bionda, tipica della pittura dell’artista, e a destra probabilmente lo stesso committente ritratto nei panni di Sant’Eustazio (si nota sulla grande cappa militare il simbolo di un quadrupede riconducibile ad un cervo).

La famiglia riuscì a tenere un buon tenore di vita, visti gli estimi del 1518. Furono più volti ricordati come Messere e ricoprirono incarichi nell’amministrazione di Oderzo e successivamente nella Villa di Salgareda, dove furono eletti più volte “Meriga”, una sorta di Sindaco. Non raggiunsero mai la gloria dei cugini “genovesi”, che però si estinsero lasciando ai Bergamo di Oderzo tutto il lignaggio famigliare. Nel 1786 le proprietà sono ben chiare nella mappe dei Provveditori dei Laghi e dei Fiumi. Tutto cambiò con la caduta della Serenissima, quando Vicenzo fu costretto a scappare dalle antiche terre e a rifugiarsi nei nuovi possedimenti del Vescovo di Treviso a Carpenedo (ora sotto il Comune di Venezia). Costantino, riportato dai registri napoleonici come Costante, diede via al ramo di cui faccio parte. A Carpenedo si fece promotore della costruzione della chiesa dei Santissimi Gervasio e Protasio che fu così eretta attorno alla seconda metà del 1800. Il primogenito Bartolomeo continuò la tradizione famigliare, mentre il secondo genito Luigi si arruolò con l’esercito imperiale austriaco combattendo nei fronti del nord Europa contro la Prussia. Riuscì a tornare a casa nel 1866 con l’unione del Veneto all’Italia. Giovanni fu il figlio di Bartolomeo che generò Luigi, da cui Bruno, mio padre.

(la ricerca genealogica è testimoniata da documentazione ritrovata negli archivi di Genova, Venezia e Treviso)

Per conoscere meglio la storia del mio ramo famigliare, ecco la mia ricerca fatta per l’Associazione Genealogica lombarda, clicca qui per visualizzarlo

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