Araldica

le immagini qui riprodotte sono solamente esemplari

L’araldica è una scienza molto precisa e di cui conosco ancora molto poco. Un universo ancora oscuro che però mi sta mostrando parti di luce interessanti man mano che la sto approfondendo. Visto il mio desiderio di produrre un mio blasone personale, mi sono rivolto all’amico e confratello Marco Foppoli, che oltre ad essere un grandissimo esperto di araldica è a tutti gli effetti un vero maestro nel disegnare e creare stemmi famigliari.

Questi sono i blasoni dei Bergamo di Genova, da cui provengo per linea collaterale.

La base del mio blasone è quella dei Bergamo di Genova, ma il resto ha subito dei cambiamenti (brisura) per meglio adeguarlo alla mia personalità e alla mia esperienza di vita.

Arma gentilizia moderna:
Stemma: di rosso al castello d’argento murato di nero, aperto e finestrato del campo, merlato alla guelfa e fondato sulla campagna erbosa di verde; all’albero al naturale nodrito sulla campagna, penetrante nella porta e uscente tra le torri con le fronde a destra di salice e a sinistra di carpino sostenenti al centro una civetta d’oro; il tutto addestrato da un giglio d’oro in capo.
Cimiero: quattro fronde d’albero al naturale le due a destra di salice, le due a sinistra di carpino, da cui fuoriescono colli e teste dell’aquila bicipite d’oro, coronata dello stesso e linguata di rosso.
Motto: Summis uti velis

Il nuovo blasone, registrato presso l’Araldo della Repubblica di Malta, mostra lo scudo che richiama l’antica famiglia dei Bergamo di Genova ma al suo interno mostra un albero che ha due tipologie di foglie. Questa pianta mostra il ramo vivo e vegeto della famiglia, che esce dall’antico castello e si protrae verso l’alto. I due rami sono di salice (alla destra araldica) e di carpino (alla sinistra araldica) che ricordano le due “ville” in cui hanno vissuto i miei avi, vale a dire Salgareda e Carpenedo. Al centro di questi due rami c’è la nottola che rappresenta la conoscenza e la sapienza , mentre il cimiero da Cavaliere mostra le due aquile bicefale che ricordano la mia passione e la mia vita accademica legata agli studi bizantini. Il motto, “summis uti velis”, proviene da un antico adagio greco legato al mondo del mare che si può riassumere in “a vele sempre più alte” che testimonia una persona che si sforza sempre al massimo. Mi sono rivisto in questa frase, unendo il mio carattere alla mia passione per il mare e per l’arte marinara in genere.